Canones Hibernenses IV - I Libri Penitenziali

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CANONI IRLANDESI - TESTO "IV": SINODO IRLANDESE
Irlanda, prima della fine del sec. IX
I sei testi dei Canones Hibernenses vengono da sempre interpretati dalla letteratura scientifica di settore (WASSERSCHLEBEN F.W.H., Die Bussordnungen der abenländischen Kirche, Halle 1851, 8; BIELER L., The Irish Penitentials, Dublin 1975, 136) come un corpus normativo appartenente al genere letterario penitenziale.
Questa tradizionale impostazione dottrinale è corretta se non in parte. In primo luogo i manoscritti che li contengono non li hanno mai tramandati come parti di un’unica composizione ed, inoltre, non vi sono prove che depongono a favore di una medesima paternità (GAMER H.M. - MCNEILL J.T., Medieval  Handbooks  of  Penance,  a Translation of the principal Libri Poenitentiales and Selections from related Documents, New York 1938, 117), anche se si è sempre sostenuto che fossero l’elaborato di una commissione legislativa mista – composta chierici e laici – che, all’interno di un sinodo irlandese fosse stata chiamata a regolamentare una serie di materie prive di copertura normativa.
A riprova del fatto che non costituiscono un'opera unitaria depone la diversa numerazione attribuita dalla dottrina più importante: Bieler (di cui qui si segue l'ordine testuale) e Wasserschleben prevedono una tassonomia differente fondata sui manoscritti che li contengono (VOGEL C., Les “Libri Paenitentiales”, Turnhout 1978, 63).
In generale i Canones Hibernenses sono ritenuti temporalmente anteriori al Penitenziale di Teodoro di Canterbury (redatto tra il 668 ed il 690 d.C. ) ed alla Collectio Canonum Hibernensis (redatta intorno al 725 d.C.) dal momento che ambedue le opere ne citano le relative disposizioni.
Il Testo "IV" (o Testo "III" secondo il diverso ordine di Wasserschleben) – così come il Testo "I" ed il Testo "III"  (o rispettivamente Testo "VI"  secondo il diverso ordine di Wasserschleben) – viene introdotto dai manoscritti che lo contengono come un elaborato sinodale formato da soli 9 canoni .
L’opera non ha natura penitenziale: si occupa di fissare sanzioni di tipo secolare da comminare in caso di fattispecie di offesa e di violenza fisica perpetrate a danno di cariche ecclesiastiche. Che si tratti di disposizioni non canonistiche lo dimostra il fatto che il can. 6 riporta la medesima norma di diritto bréhon contenuta nelle Ancient Laws of Ireland III.353 e IV.363-365 (BIELER L., 170).
Il can. 9, che prevede sanzioni per delitti di diversa natura a carico di un re o di un vescovo, è attribuito all'autorità di San Patrizio: tuttavia la norma di specie non è contenuta nelle opere penitenziali ascritte al Patrono d'Irlanda, ma fa riferimento ad un episodio presente nell'opera Vita tripartita Sancti Patricii, un'agiografia bilingue scritta in parte in irlandese e in parte in latino dalla fine del sec. IX.
SINODUS HIBERNENSIS DECREVIT
1. Sanguis episcopi vel excelsi principis vel scribae qui ad terram effunditur, si collyrio indiguerit, eum qui effuderit sapientes crucifigi iudicant, vel VII ancillas reddat.
2. Si in specie, tertiam partem de argento, et comparem verticis de auro, latitudinem necnon et similem oculi de gemma pretiosa magnitudinem reddat.
3. Et pro eius livoris vel vulneris admiratione in conventu, vel in qualibet multitudine usque ad tertium annum, aut eo amplius, si non indulgeat, pretium ancillae is qui commisit reddat.
4. Si vero sanguis episcopi ad terram non perveniat, nec collyrio indigeat, manus percutientis abscindatur, aut dimidium VII ancillarum reddat, si de industria: si autem non de industria, pretium ancillae tribuat.
5. Qui vero episcopum sine effusione sanguinis percusserit, vel commotaverit, dimidium VII ancillarum pretium reddat.
6. Si autem aliquid de capillis eius carptum fuerit, sedatium uniuscuiusque capilli, id est XII discipuli usque XX de utroque reddatur. Licet enim maius evulsum fuerit, quasi proprium reddi non dicitur.
7. Sanguis presbyteri qui ad terram effunditur donec collyrium suffert, manus interfectoris abscindatur, vel dimidium VII ancillarum reddat, si de industria: si autem non de industria, ancillae pretio sanetur.
8. Si ad terram non perveniat, percussor ancillam reddat; si in specie eius, tertiam partem de argento retribuat. Percussio eius ancillae pretio restituatur, motatio eius, ut praediximus, sanetur.
(9.) PATRICIUS DICIT. Omnis qui ausus fuerit ea quae sunt regis, vel episcopi, aut scribae furari, aut rapere, aut aliquid in eos committere, parvipendens despicere, VII ancillarum pretium reddat, aut VII annis poeniteat cum episcopo vel scriba.
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